Buttafuoco Pietrangelo - 2005 - Le uova del drago by Buttafuoco Pietrangelo

Buttafuoco Pietrangelo - 2005 - Le uova del drago by Buttafuoco Pietrangelo

autore:Buttafuoco Pietrangelo [Buttafuoco Pietrangelo]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788804567059
editore: Mondadori
pubblicato: 2007-04-02T22:00:00+00:00


Don Angelo chiese a Muscarà come mai le due detenute

non avessero marcato visita, e quello gli spiegò che in realtà l'avevano fatto, ma che sventuratamente - e qui non resistette alla tentazione di mollare uno scappellotto a Trubiano - il lì presente colonnello medico se l'era toccata con la pezza e aveva preferito mandarle a far visitare dalla dottoressa Spitaleri,

medico condotto di Priolo.

Il consulto fu rapido e sussurrato. Di estendere il blitz al

dispensario civile, nemmeno a parlarne: si rischiava di compromettere l'obiettivo più importante per l'agente Ghez, che

aveva accordato a don Angelo permesso e materiali per la liberazione dei prigionieri solo a patto che questo non ostacolasse

la missione al ponte. Bisognava quindi rinunciare a liberare la Platania e la Profeta e sbrigarsi a tagliare la corda, dopo essersi accertati che quelle che immobilizzavano e zittivano i due medici resistessero per almeno un'ora.

Muscarà, che doveva nutrire un suo ridanciano livore contro

il colonnello medico, a quel punto fece un'ammiccatina al prete, e, a voce abbastanza alta da farsi udire dai due insalamati,

disse che l'unica garanzia che non dessero l'allarme era ammazzarli seduta stante. Voleva stuzzicare il povero Trubiano,

che infatti cominciò a farsi paonazzo nel tentativo di farfugliare tra i lacci e i bavagli qualche richiesta di pietà.

Don Angelo, che pure non aveva preso sul serio la sparata di

Muscarà, si finse sdegnato e, avvicinandosi a stampare una carezza rassicurante sulla crapa sudata del colonnello, disse che

non aveva senso caricarsi la coscienza con lo spargimento di

sangue: quei due non sarebbero riusciti ad attirare l'attenzione dei piantoni prima che loro fossero al sicuro sulla strada per Licata.

E fu opera scaltra di disinformazione, quella di don Angelo,

poiché Licata era esattamente dalla parte opposta rispetto a

quella dov'erano diretti.

Quanto ai piantoni, sarebbe stato difficile attirarne l'attenzione anche se si fosse deciso di ammazzare i due insalamati a

colpi di pistola. Affacciatosi alla porta dell'infermeria, Abdullah li vide adesso accomunati ad altre due guardie nella partitella di calcio, urlacchianti e sfegatati a rincorrere la palla di

cenci nonostante il gran caldo.

Fu quindi cosa da niente far sfilare gattoni dalla baracca i

quattro evasi, coperti per il breve tratto fino alla jeep dalla barella che Abdullah e Salem tenevano ciondoloni, a mo' di sipario;

e poi acquattarli sul fondo del cassone mentre don Angelo

lanciava ai goleadori un saluto destinato a perdersi nello scalpiccio delle pedate sulla polvere.

Messa in moto la jeep, evasi e complici raggiunsero l'uscita

del campo. Lì bastò un semplice addio di solo clacson per abbandonare alla loro stessa apatia le sentinelle e riguadagnare

infine la libertà.

Dopo un'ora di strada sterrata, fra sobbalzi e scossoni che ai quattro fuggiaschi, sdraiati fra le casse di legno e i piedi di quel gigante barbuto e muto di Abdullah, facevano quasi rimpiangere le brande stecchite del campo di prigionia, la jeep

raggiunse finalmente la masseria abbandonata dov'era previsto

che passassero la notte.

Appena la camionetta si fu fermata, Muscarà balzò giù dal

cassone e, senza perder tempo a sgranchirsi le ossa come facevano i suoi tre camerati, si lanciò ad abbracciare don Angelo.

I due si conoscevano bene, avendo frequentato lo stesso corso

di preparazione militare.



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